La lezione è finita?
Come cambia il nostro modo di leggere, studiare, scrivere, apprendere e insegnare con l’AI generativa
“Invito spesso i miei studenti a simulare domande e risposte su ciò che spiego in classe perché ritengo che il saper chiedere sia una competenza centrale. Da prima della nascita di ChatGPT”. Commenta così una insegnante in un corso sull’AI generativa a scuola appena finiamo di parlare del prompt. Basta saper chiedere, oggi più che mai. E a partire da questa considerazione, insieme ad altri insegnanti, si arriva a riflettere su come può e deve cambiare il modo di insegnare, anche esponendo studenti e studentesse alla collaborazione con la macchina per far comprendere loro che non si può delegare nulla. Almeno al momento. Solo saper fare domande e verificare, comprendere e rielaborare le risposte. Cose per le quali occorre conoscenza, senso critico, capacità di lettura e di rielaborazione (quindi di scrittura, come scriveva Alfonso Fuggetta tempo fa in Quattro modi di fruire di un testo).
La lezione, dunque, non è finita, ma appena cominciata. Come scrive Luca Tremolada nel suo ultimo libro che fa riflettere su come sia cambiato il nostro modo di apprendere con Intelligenza Artificiale, Social Media e Realtà Virtuale,
“l’unica strategia possibile (per far evolvere la scuola, ndr) è quella di osservare, studiare e capire nel modo più consapevole, umile e onesto. Servono insegnanti. Una nuova generazione di insegnanti. Potenziati di AI, di buon senso e di sana follia. Quella di cui ogni giorno entra in classe per aiutare gli studenti a mettere ordine nella complessità del caos che si agita fuori dalla porta”.
Non servono insegnanti apocalittici. Non sono utili gli insegnanti che pensano che il mondo sia uguale a quello di venti, dieci, cinque o solo due anni fa. L’Intelligenza Artificiale generativa non sostituisce l’insegnante e non sostituisce lo studente. Non possiamo delegarla completamente nella preparazione di lezioni e griglie di valutazione e non possiamo delegarla nello svolgimento dei compiti a casa.
Sperimentando attività didattiche integrate con l’AI generativa nelle classi, ho scoperto quanto il confronto con una macchina possa mettere in evidenza l’importanza del sapere, del leggere, del conoscere, dello scrivere (ovvero del rielaborare). Tempo fa, nel corso di un laboratorio con una classe di adolescenti che doveva condurre una “intervista impossibile” con Ulisse, abbiamo capito subito quali fossero le ragazze e i ragazzi che non solo avevano letto l’Odissea, ma che l’avevano compresa e avevano rielaborato concetti che consentivano loro di porre domande interessanti. Perché interrogare GPT non basta. Come non basta dare una sbirciata agli appunti per interiorizzare una conoscenza e padroneggiarla, tanto da non temere una conversazione con una macchina che sa tantissime cose più di noi.
“Agli insegnanti – scrive Tremolada – spetta la presa di coscienza antica che la scuola senza le emozioni rischia di essere di una noia mortale. Le emozioni epistemiche, come la meraviglia, innescano un bisogno di imparare e ogni autentica conoscenza arriva da lì. Nessuno crede che la meraviglia sia qualcosa di confinato agli schermi o alle cose tecnologiche. Ma compito dell’educatore se vuole vivere nel presente è anche quello di usare tutti gli strumenti che gli sono propri per accendere la scintilla dell’attenzione e dell’apprendimento”.
E integrare le macchine nel processo di apprendimento servirà solo se riusciremo a farle diventare parte della meraviglia dell’insegnamento e dell’apprendimento.
come te ho fatto un laboratorio con adolescenti
come te "Interviste impossibili" (a D'Annunzio, a Martin Luther King)
e ho notato sì, alcune cose
poi, finito il laboratorio, ho chiesto a una ragazzina:
ma le risposte che hai avuto, le potresti usare come fonte per rispondere a una domanda in una verifica?
e lei: certo
insomma, i problemi cominciano soltanto, quando la usi
poi ci vogliono molte altre cose
strumenti
ma certo, conoscere, rendersi conto, capire, giudicare, responsabilizzarsi
tutti compiti che sono davanti a noi, a loro
Un chirurgo quando entra in contatto con il robot in sala operatoria e lo usa per operare ha già fatto un periodo di allenamento. Gli insegnanti si dovranno arrabattare per capire come utilizzare l'AI e questo non varrà per tutti. La cosa essenziale sarebbe far prendere dimestichezza con questi nuovi strumenti durante il periodo universitario. Per gli insegnanti in servizio il ministero dovrebbe approntare un piano adeguato . Ovviamente tutto questo non accadrà e come al solito ognuno, secondo i propri interessi, cercherà di incrementare le proprie conoscenze . La conseguenza ormai la conosciamo .