La sfida dell'abbondanza
Un saggio che mette in crisi le politiche datate di destra e di sinistra
Era tanto che non leggevo un libro così stimolante. Lo è perché cerca di smuovere un panorama politico – a destra e soprattutto a sinistra – da troppo tempo immobilizzato nella rincorsa di stereotipi datati, nell’incapacità di leggere e accettare la realtà e, soprattutto, nel non saper immagine un “futuro migliore” per la nostra società.
Scritto da due liberal, è soprattutto una sfida ai liberal americani perché aggiornino la loro visione del futuro e del ruolo dello Stato e del Governo. Peraltro, le osservazioni che propongono sono utilissime anche per la politica italiana.
Il punto di fondo proposto nel saggio è che la Politica di oggi tende ad essere vincolata da due estremismi: a destra si vuole ridurre il peso dello Stato e la tassazione; a sinistra si pensa più a controllare il funzionamento della macchina pubblica e a gestire le ingiustizie sociali invece di operare sul medio-lungo periodo per eliminarne alla radice le cause. Il tratto comune è una visione centrata sul fatto che le risorse siano scarse: le case, l’energia, i medicinali, le idee, per citarne alcune. In realtà, gli autori sostengono che politiche e interventi innovativi possono trasformare la scarsità in abbondanza e dare una prospettiva diversa alle persone e alla società.
Il saggio è innanzi tutto una critica alle politiche liberal degli ultimi decenni che, certamente animate da buone intenzioni, si sono rivelate nei fatti troppo spesso controproducenti. Perché, per esempio, ci sono molti homeless in California e non in altri stati più poveri? Perché la California soffre di regole e procedure che rendono sempre più difficile e costoso costruire nuove abitazioni. Morale, il prezzo delle case sale rendendo impossibile per molti averne una.
Lo stesso accade per le energie rinnovabili. Sarebbero la soluzione di tanti problemi, essendo possibile produrre energia pulita per tutti. Ma spesso sono frenate da regole e procedure, paradossalmente volute dalle stesse amministrazioni liberal che le vogliono promuovere, che rendono lungo e complicato ogni processo di costruzione di nuovi impianti. È lo stesso problema che ha afflitto l’alta velocità in California. Suona familiare?
Come ultimo esempio cito il supporto alla ricerca. Ciò che serve non è uno stato imprenditore, che decide e dirige il lavoro dei ricercatori, quanto uno stato che sappia finanziarne e sostenerne il lavoro, come argomentavo nel mio saggio Il Paese Innovatore. La critica degli autori, da sinistra, denuncia l’eccessivo ruolo dello stato e la burocratizzazione delle procedure che, lungi dall’eliminare le frodi e le truffe, fa spendere milioni di dollari (per noi euro) in controlli spesso inutili, assorbendo quote significative del tempo dei ricercatori per attività puramente amministrative e, come tali, del tutto sterili. Al contrario, la sfida è passare dal controllo dei processi alla verifica dei risultati (outcomes): parole sante!
In generale, il saggio propone una nuova visione di sviluppo, dove l’abbondanza non è il risultato dello sfruttamento incontrollato del pianeta, ma l’effetto di politiche di innovazione lungimiranti che costruiscono il futuro invece di preoccuparsi di rimpiangere o tutelare ad ogni costo il passato.
Non voglio e non sono in grado in questa sede di riassumere i contenuti di un saggio così ricco e stimolante. Spero quanto meno di aver stuzzicato la vostra curiosità.
L’obiettivo è stato raggiunto: ho una gran voglia di leggerlo e sto per ordinarlo. Le farò sapere 😉
Lo sto leggendo. Veramente interessante!